lunedì 13 maggio 2013

Il furto della Gioconda


Era la sera di domenica 20 agosto 1911 quando un uomo trascorse
la notte chiuso in un ripostiglio del Louvre.
Alle 7.20 del mattino, il ladro sfilò la tela abbandonando la sola cornice,
la mise sotto il cappotto e si allontanò,
dopo aver chiesto ad un idraulico che lavorava di poter uscire,
dato che la maniglia del portone era sparita e
dopo aver persino sbagliato tram per la fuga, per poi ricorrere ad un taxi.
Alle 8.30, il furto era stato compiuto.
Per accorgersi del furto si dovette aspettare le 11 del martedì successivo, 22 agosto,
dato che il museo è chiuso ogni lunedì.
In più, all'epoca i quadri venivano rimossi dalle pareti per essere fotografati.
Quando il copista Louis Beroud notò l'assenza del quadro affermò:
«Quando le belle donne non sono con i loro amanti,
vuol dire che stanno posando per il loro fotografo».
Subito le polemiche: chi si lamentava della mancanza di sicurezza,
chi sospettava e accusava.
Intanto, i visitatori facevano la fila per vedere la cornice senza il capolavoro.
Tra questi c'era il celebre scrittore Franz Kafka, che stava scrivendo delle
guide low-cost per i turisti.
Nel dicembre del 1912 una lettera venne inviata ad Alfredo Geri, un antiquario fiorentino.
Diceva che il quadro apparteneva all'Italia dato che Leonardo da Vinci era italiano.
Il ladro, che si firma "Leonardo",
affermava di avere con sé il quadro e di volerlo restituire al Louvre dopo
aver pagato 500 000 £ per le spese.
Più avanti vi fu una trattativa tra Geri e Giovanni Poggi.
Il quadro venne subito consegnato per verificarne l'autenticità.
Intanto, il ladro, Vincenzo Peruggia, imbianchino italiano emigrato in Francia,
venne arrestato mentre stava passeggiando in attesa che i lavori di verifica finissero.

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